venerdì 11 maggio 2007

A una mosca

Cara mosca,

comincio col dirti che voi mosche non mi avete mai dato particolarmente fastidio (se non penso al fatto che, soprattutto in campagna, abitate nella cacca delle mucche). Però porca miseria, va bene che sei un insetto, ma come fai a essere così stupida, o moschina che da tre ore giri per la stanza senza imbroccare la finestra spalancata?
E ancora: com'è che quando la finestra è spalancata entrate a fiotti e non riuscite a uscire e vi arrabbiate e ronzate inviperite, ma appena chiudo le persiane e viene un po' buio, beccate subito la fessura tra una listarella e l'altra delle persiane e ve la date subito a gambe? Vi fa così paura il buio?

Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne contempli la tua filosofia. Dicevano.

E io in questo caso sarei Orazio.
Beh, sempre meglio che Amleto. Oddio, non che mi ricordi che fine faccia Orazio...

4 commenti:

letizia ha detto...

caro piccolo insetto

che chiamavano mosca non so perché

stasera quasi al buio

mentre leggevo il deuteroisaia

sei ricomparsa accanto a me

ma non avevi occhiali

non potevi vedermi

né potevo io senza quel luccichio

riconoscere te nella foschia.

Eugenio Montale

alice ha detto...

Grazie Leti per questa bellissima poesia. Ricordo che al liceo mi ero commossa tantissimo quando avevo saputo che Montale soprannominava sua moglie "mosca" perché non ci vedeva bene, e adesso a leggere questa poesia mi ricommuovo impunemente.

Riki ha detto...

Orazio è morto dopo 72 anni di vita felice e contento a casa sua. Mi sembra abbastanza carino così.

alice ha detto...

Bom, deciso, allora vada per Orazio.