lunedì 28 maggio 2007

Ufficio nuovo e film

Sabato Shinji e i suoi colleghi hanno traslocato. L'ufficio, si intende. Al mattino è andato con il grande capo all'Ikea, e poi hanno fatto avanti e indietro dall'ufficio vecchio a quello nuovo. Di pomeriggio ho aiutato anche io. Insomma, il nuovo ufficio è in Corso San Maurizio. Tipo a 3 minuti da casa.
Credo che la mia odissea del bento sia finita. Ora inizia l'odissea del torno a mangiare a casa. Vabeh, almeno è più piacevole...

Domenica mattina Shinji era tutto dolorante, così vista anche la pioggia, abbiamo passato dopo tanto tempo la domenica in casa. Shinji è uscito giusto per affittare un DVD. Abbiamo visto Apocalypto. A lui è piaciuto molto, io resto con i miei dubbi.
Dubbio numero uno. Ma come ha fatto Mel Gibson a ricreare la lingua acatapulqueryukatanica o come diavolo si chiama? (giuro che nel menu del DVD ha un nome del genere)
Dubbio numero due. Ma com'è che tutte le tribù parlavano la stessa lingua?
Dubbio numero tre. Ma come ha fatto a fare una ricostruzione così, e dire che era storicamente corretta? Cioè, come fa a saperlo?
Dubbio numero quattro. Vabeh che l'illuminismo era ancora di là da venire, ma è plausibile che quando attaccano il tuo villaggio tu, per salvare tua moglie e tuo figlio, li cali in una buca e poi togli la corda? Non sarebbe stato meglio, che so, farli salire su un albero?
Dubbio numero cinque. Sarà buono il tapiro?

Insomma, come è ovvio i dubbi restano. Appassionante, comunque, e anche un po' miikiano (sangue che esce dal collo a spruzzi ritmici...) a tratti.

sabato 26 maggio 2007

Sogni

E' stata una notte di sogni strani, forse per la pioggia che a un certo punto è cominciata a scrosciare fuori dalla finestra.
Dunque.
Prima di tutto ho sognato che ero su un pullmino tipo Wolfswagen, ma molto molto più grosso, con tutta una serie di giovani hippy (tra cui una ragazza incinta) e stavamo andando tutti insieme appassionatamente al festival di Cannes. Quando arrivavamo, però, il festival era finito, e c'era sol tanta tanta desolazione.
Poi improvvisamente ero in uno stadio, subito dopo una vittoria della Juve. E Del Piero mi diceva che dall'anno prossimo sarebbe tornato Lippi ad allenare, ma di non dirlo a nessuno perché era ancora un segreto. Chemmefrega, poi? Boh.
(Comunque stamattina ho acceso il pc e su Repubblica.it c'è scritto che Des Champs se ne va e la squadra forse è in trattativa con Lippi... Insomma appena sogno dei numeri me li giuoco)
Poi, improvvisamente, una svolta horror.
Un ragno sul mio braccio. Panico, urla, divincolamenti.
E poi mi sono svegliata...

giovedì 24 maggio 2007

The truth about Charlie

Ebbene abbiamo la prova. Gli alberi della piazza sono proprio tigli.
Ieri Riki e Mauro sono passati da noi e hanno raccolto una foglia e un...frutto? e sono proprio tigli.
Che olfatto sopraffino! Eh eh eh...

martedì 22 maggio 2007

In due parti

Parte prima.

Nella piazza dove abitiamo si comincia a sentire il profumo dei tigli. In realtà non ho nessuna prova che gli alberi che ogni giorno vedo dalla finestra siano davvero dei tigli, ma dentro di me ne sono sicura.
Il perché sta in un ricordo di tanti anni fa. Nell'estate del 1983 andai in campeggio in Sardegna con Leti, Rita, mia madre, Ornella e Claudio. Leti, Rita, mia madre ed io stavamo in una roulotte e Ornella e Claudio invece in tenda. Di quella vacanza lontanissima ricordo molte cose: il castello di sabbia che facemmo sulla spiaggia e che il mare lavò via con grande delusione di grandi e piccini, la frittata di cipolle che faceva Ornella, io e Leti che giocavamo ai Puffi, il tavolo della roulotte che si ribaltava e diventava letto, e la tisana di tiglio. Ecco, io la trovavo vomitevole, e il suo odore mi è rimasto impresso per lunghi e lunghi anni. Quindi, ecco che adesso, quando si avvicina l'estate sento lo stesso odore e sono sicura che siano tigli. Poi magari invece sono solo Romano e Maria, gli agguerriti vecchietti del piano di sopra, che bevono tisane a nastro...

Parte seconda.

Stamattina ho fatto rottamare la 500. Che tristezza!!! Ho visto che la portavano via, lei era tutta mogia mogia triste triste... Addio, compagna di 1000 avventure! Tu che sei tornata da me dopo che qualche balordo aveva cercato di strapparti al tuo luogo desinato. Sei stata molto brava, e io ti vorrò sempre bene (commozione in sala, qualcuno si soffia il naso).
Adesso sono proprietaria di una Twingo blu simpaticissima, con servosterzo e, udite udite, autoradio!!! Troppo per me.

venerdì 18 maggio 2007

Ricordo tragicomico

In seconda elementare c'era nella nostra classe un bambino che si chiamava Marco Contadin e io, manco a dirlo, mi ero presa una cotta allucinante per lui. Un giorno, mentre eravamo in fila davanti all'uscita di sicurezza (?!?!) per andare ai giardinetti subito dopo pranzo, lui comincia a parlarmi e insomma il succo del discorso era che io gli piacevo. Imbarazzi vari e chi più ne ha più ne metta. Nel frattempo, Silvia Farese continuava a chiamarmi perché doveva dirmi una cosa "troppo divertente" e io "dai, aspetta un attimo, non vedi che sto parlando?". Ma lei era insistente e allora io, forse anche per alleviare un po' l'imbarazzo, mi rivolgo verso Silvia che mi racconta questa cosa troppo divertente che ho completamente dimenticato. Però doveva essere davvero divertente, perché quando mi giro di nuovo verso Marco Contadin sto ridendo, e dico: dicevamo? E lui: "ma niente, quindi insomma, la settimana prossima mio padre verrà trasferito in KUWAIT e noi lo seguiamo". Vetri che si rompono... Ehm... Dove? In Kuwait? (ne avevo un'idea non tanto chiara).
Fine della storia di Marco Contadin.

giovedì 17 maggio 2007

Manù, ovvero un ricordo (oppure un sogno)

Ieri sono andata in studio da mia madre. Ogni volta che entro in quell'androne (molto raramente, per fortuna), ricordo Manù.
Manù era la figlia della portinaia, ed era una ragazzona grande e grossa, mezza filippina e mezza italiana. Quando ero piccola, visto che mia madre spesso non sapeva dove parcheggiarmi, giocavamo spesso insieme. Adesso purtroppo non c'è più, ma questa è un'altra storia.
Viveva nell'alloggio-portineria, che ha una zona separata dall'androne da una parete di vetro. Io questo l'ho sempre trovato strano. Cioè, se dalla cucina volevi andare in camera da letto, che si trovava al piano superiore, per raggiungere la scala dovevi passare per uno spazio che chiunque percorresse l'androne poteva vedere. Mah. Ed era proprio in questo spazio che io e Manù giocavamo.
Da quella zona, si passava anche al giardino condominiale (ma bisognava stare attenti perché il passaggio era una finestra mascherata da porta finestra, e quindi si rischiava sempre di inciampare). Il giardino condominiale lo ricordo poco (e dire che potrei vederlo quando voglio, ma per uno strano scherzo del destino, ogni volta che vado in studio, nell'unica stanza che dà sul giardino c'è sempre qualcuno...). Ricordo che c'era una sorta di corridoio di pietra (o ghiaia?) che correva tutto intorno e al centro, mi sembra, una zona più ampia sempre di pietra o ghiaia. E intorno, ovviamente, prato e piante. E qui subentra il sogno. Già, perché io quel giardino l'ho sognato un sacco di volte. E come tutti sanno, nei sogni le cose non sono così chiare. A parte che si confonde spesso con le rotonde che ci sono a San Bart, ma soprattutto in sogno, al fondo del giardino (che mi sembra fosse leggermente in discesa), dove dovrebbe finire perché c'è la strada, in realtà continua e ci sono delle altalene. E proprio su quelle altalene si concentrano gran parte dei miei sogni incentrati sullo spazio (inteso come universo).
Chissà perché.

martedì 15 maggio 2007

アリーチェ☆の納豆スパ (gli spaghetti al natto di Alice)

Ieri sera ho fatto una cosa che un italiano non dovrebbe mai fare.

Ho fatto gli spaghetti con il natto.

Per i profani che non sanno cos'è il natto, lo spiego in due parole. Dicesi natto una roba fatta di fagioli di soia fermentati, ma fermentati tanto. Dunque. I fagioli di soia vengono immersi in acqua dalle 12 alle 20 ore, poi vengono stufati per sei ore. A questo punto viene aggiunto al tutto un batterio, che in giapponese si chiama "natto kin" e la mistura viene fatta fermentare a 40 gradi per un giorno e una notte. Poi il natto viene raffreddato e messo in frigorifero per una settimana. Ecco, potete immaginare la puzza. La puzza è quello che tiene lontani molti occidentali dal natto. Però, se lo si mangia una volta, secondo me poi non se ne può più fare a meno. Il problema è portarlo alla bocca, perché, come tutti sanno, vicino alla bocca c'è anche il naso, e se senti l'odore prima di metterlo in bocca è finita. Io ci ho messo circa due anni, ma adesso mi piace molto.

E ora passiamo alla domanda da un milione di dollari: perché i giapponesi mangiano il natto? Ma è semplice: perché fa bene. E perché fa bene? Perché essendo fatto si soia è pieno di proteine, ma anche di vitamina K (che nel sangue aiuta i legami con il calcio), inoltre per ragioni che non sto a spiegare perché non sono sicura di aver capito perfettamente, aiuta a prevenire trombosi e cose simili. Boh! Comunque i giapponesi mangiano un sacco di cose schifose perché fanno bene.



Veniamo dunque alla mia opera di alta cucina. Il natto è quello che vedete in cima agli spaghetti. Ancora più sopra, c'è un tuorlo d'uovo. Poi, non contenti, ci abbiamo messo funghi, porro, daikon (rapa giapponese) grattugiata, e nori (alghe secche, quelle del sushi). Insomma, ridendo e scherzando erano buonissimi. E, aggiungo, fanno anche taaanto bene!!!


lunedì 14 maggio 2007

Non ce la si fa più

Uno ci mette anche tutta la sua buona volontà, ma dopo un po' è davvero impossibile. Cioè, va oltre l'umana sopportazione. Ovviamente parlo del Family Day. Proverò a fare un ragionamento per me elementare ma evidentemente per un milione (!!) di persone un po' troppo complicato. Dunque. Io sono sposata (o visto che non siamo sposati in chiesa e non abbiamo figli non conta?), io e Shinji siamo una famiglia, una "family". In quanto family, che fastidio ci dovrebbero dare le altre family diverse dalla nostra? Perché dovremmo sentirci minacciati? Una famiglia diversa dalla nostra sminuisce in qualche modo quello che c'è tra di noi? Ovviamente, e solo una persona con dei seri problemi di autostima potrebbe rispondere diversamente, la risposta è NO. Per la serie: sei contrario all'aborto? E chi ti obbliga ad abortire? Sei contrario al divorzio? Non divorziare. Buon per te. Poi se quando si parla di "coppie di fatto" omosessuali posso arrivare a immaginare che ci sia della gente contraria (mah), poprio non riesco ad arrivare a come osano non chiamare famiglie le coppie con figli ma non sposate. Cioè, dobbiamo inventare un'altra parola? Famoglie? No, c'è il richiamo a "moglie". Famigli? No, troppo mafioso. Cioè, sembra di essere ai confini della realtà.
Davvero, non ce la si fa più. Se la gente pensasse un po' di più alla sua, di famiglia, e non a quella degli altri, forse staremmo tutti un po' più tranquilli.

Detto questo.
Ieri sono andata al Salone del Libro/Torino Comics e finalmente ho conosciuto Elena (l'editor). E' molto carina e piccolina e tutta indaffarata, proprio come me la immaginavo. Il suo leggero accento friulano le sta benissimo. Spero di avere occasione di vederla di nuovo a breve.


PS: e poi qualcuno mi spiega perché un rappresentante del governo deve andare ad accogliere il Papa all'aeroporto? Mi sembra assurdo!!! E' un altro stato sì o no?

sabato 12 maggio 2007

Quadrifoglio


Ieri ho tradotto una scena in cui i personaggi di un manga cercano un quadrifoglio per regalarlo a un che se ne va (come portafortuna ovviamente) ma non lo trovano. Nel film tratto dal manga, che ho visto qualche tempo fa, uno di loro diceva a un altro: "Cosa?! Non hai mai trovato un quadrifoglio?!" e lì, mi sono sentita un attimino chiamata in causa. Anche io non ho mai trovato un quadrifoglio. Non che abbia passato la vita a cercarli, ma a volte è capitato. Eppure nulla. Tutto ciò si riduce al fatto che non ho mai visto un quadrifoglio dal vivo. Che sfigata. Fortuna che c'è internet.

Nonostante tutto, o forse proprio per questo, il quadrifoglio è un concetto che mi piace molto. Innanzitutto mi piace il fatto che sia un'anomalia, una sorta di "malformazione" del trifoglio. L'anomalia che tende alla simmetria. D'altra parte sembra che il quadrifoglio come lo conosciamo noi, con le foglie a forma di cuore, non sia il vero quadrifoglio ma una specie a sé che ha proprio quattro foglie di natura. Però!!!!!! L'immaginario collettivo è una forza che non può certo essere scalfita da una piccola svista.

Ricordo che a Tokyo andavo sempre al Tokyu Hands all'uscita sud della stazione di Shinjuku e c'era tutta una sezione sui quadrifogli: porta chiavi, strap, biglietti, carta da lettere, adesivi e chi più ne ha più ne metta. Non ho mai comprato nulla, forse per una sorta di timore reverenziale.


P.S. Da una rapida ricerca apprendo quanto segue: alcuni ritengono che mettere un quadrifoglio sotto il cuscino propizi bei sogni (appena ne trovo uno ci provo). Inolte, secondo la leggenda, la prima foglia rappresenta la speranza, la seconda la fede, la terza l'amore e la quarta, manco a dirlo la fortuna. Ma da dove si inizierà a contare?

venerdì 11 maggio 2007

A una mosca

Cara mosca,

comincio col dirti che voi mosche non mi avete mai dato particolarmente fastidio (se non penso al fatto che, soprattutto in campagna, abitate nella cacca delle mucche). Però porca miseria, va bene che sei un insetto, ma come fai a essere così stupida, o moschina che da tre ore giri per la stanza senza imbroccare la finestra spalancata?
E ancora: com'è che quando la finestra è spalancata entrate a fiotti e non riuscite a uscire e vi arrabbiate e ronzate inviperite, ma appena chiudo le persiane e viene un po' buio, beccate subito la fessura tra una listarella e l'altra delle persiane e ve la date subito a gambe? Vi fa così paura il buio?

Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne contempli la tua filosofia. Dicevano.

E io in questo caso sarei Orazio.
Beh, sempre meglio che Amleto. Oddio, non che mi ricordi che fine faccia Orazio...

giovedì 10 maggio 2007

Solo per dire che ieri in un manga ho trovato una frase carina.


Quando nevica, ad alzare gli occhi
sembra di stare sul fondo di una clessidra.


Poi io sul fondo di una clessidra non ci sono mai stata, comunque adesso mi sono fatta un'idea.

mercoledì 9 maggio 2007

La torta di polenta

Ieri ho fatto la torta di polenta. Era un po' che volevo farla, ma non trovavo una ricetta soddisfacente. Il mio ricordo è questo: la comprava spesso la mamma di un amico anni fa, ed era buonissima, e gialla (ovvio). Comunque fatto sta ed è che l'altro giorno per l'ennesima volta cerco su internet "torta di polenta" -salsiccia, funghi + dolce. E finalmente la trovo. Era un po' diversa dall'originale, ma non si può avere tutto. Insomma, ieri l'ho fatta, e questo è il risultato:




Primo problema: l'uvetta (che nell'originale non c'era) è rimasta tutta sul fondo. Ricordo che anni fa qualcuno mi disse come evitarlo, ma ho dimenticato l'effettivo contenuto del consiglio. Come da copione.

Secondo problema: Shinji dice che è buona, ma preferisce la farina normale (il signorino). Vabeh. A me è piaciuta molto, e comunque, gli ho detto, tanto ce la dobbiamo mangiare tutta.

Insomma, se qualcuno passa di qui, sappia che una fetta di torta di polenta, non la rifiutiamo a nessuno!

lunedì 7 maggio 2007

Oggi

Oggi ho deciso di cominciare un blog.
Da piccola ho tentato varie volte di tenere un diario, ma con risultati sempre disastrosi. Eppure mi piace scrivere. La permanenza però mi spaventa. Un blog, ho pensato, è permanente ma anche impermanente. Quindi.
Non so bene cosa ci scriverò. Per ora mi sono venuti in mente i limoni.
Prima cosa: i limoni sul mio balcone, ma quanto sono carini? Prima piccoli e verdi, poi sempre più ciccioni, e poi lentamente virano verso il giallo, inesorabilmente.
Seconda cosa: i limoni in Liguria. Quanti. Ricordo che passare a fianco dei limoni fioriti in primavera era come fare un bagno in un profumo dolciastro, nauseante ma al tempo stesso ipnotico. Mi piace molto il profumo dei fiori di limone.
Terza cosa: io di solito taglio i limoni diciamo lungo l'equatore. Però ho notato che molte persone li tagliano lungo i meridiani. Così facendo, se si becca il punto giusto, si vede la pellicina che divide uno spicchio dall'altro. Il che, se parlassimo di mandarini, sarebbe una cosa normale, ma chissà perché quella dei limoni quasi mi commuove.
Sono proprio una bella cosa, i limoni.