giovedì 29 maggio 2008

Curry tailandese


Dopo un po' di tempo in cui comunque continuavo a cucinare (non crediate), ecco un altro post culinario.
Da un po' ci è presa la voglia di fare il curry tailandese, l'avevamo mangiato una volta a casa di Fusako, e un'altra volta al ristorante tailandese. Shinji lo ha anche mangiato una marea di volte in Tailandia, immagino. Io ero un po' restia perché è parecchio piccante. Comunque ci siamo decisi e... Abbiamo invitato Fusako a cena per farcelo cucinare! Ah ah ah!!
A differenza del curry indiano, che per lo meno nella sua versione giapponese, è parecchio lungo da cuocere e si fa con una tavoletta con dentro una serie di cose misteriosissime e alla fine viene molto denso, questo si fa in fretta, a partire da una speccie di pasta un po' puzzona, e con aggiunta di latte di cocco! Gli ingredienti sono : pollo (coscia), melanzane, peperoni verdi, cipolle, funghi e patate. Il tutto accompagnato da riso tailandese, meglio conosciuto come basmati, quello lungo, sottile e profumato (anche se a me più che altro sembra che puzzi, ma questa è un'altra storia). Se la foto non corrisponde, è perché l'ho presa da internet perché ovviamente ieri sera ho dimenticato di scattare. Colgo anche l'occasione per ringraziare il cuciniero/la cuciniera giapponese che ha prima cucinato, poi messo in un piatto memorabile, e infine fotografato, il curry tailandese! E scusa se ti ho rubato la foto!!
Abbiamo inoltre scoperto che ci sono almeno tre tipi di curry tailandese: giallo, verde e rosso. Il nostro è verde. Non ho ben capito le differenze tra i tre, dovrò indagare.
Rispetto al curry indiano è decisamente più leggero (quasi una zuppa), e sarà anche colpa della gravidanza ma ne ho mangiati quasi tre piatti senza batter ciglio.

PS: oddìo, mancano solo 120 giorni!!

giovedì 15 maggio 2008

I Sogni di Sancho Panza

Evidentemente il piccolo Alien che cresce dentro di me fa dei sogni scatenati più di quanto già non li faccia io, perché da qualche mese faccio sogni faticosi e complicati ogni notte, spesso quattro o cinque volte a botta (e ogni volta mi sveglio e per sicurezza vado a fare la pipì).
In ordine sparso, eccone alcuni.
Ho sognato che facevo sci di fondo con Nene e Shinji. Mentre sciavo pensavo: be', ho sempre pensato che fosse molto più faticoso, mentre gli sci scivolavano sulla neve farinosa e la pista si addentrava in idilliaci boschi. Poi ci fermavamo e mi assaliva la stanchezza, e improvvisamente mi ricordavo perché di solito non scio. Però è stato piacevole.
Ho sognato che dovevo (dovevo!!) spostarmi in bicicletta (e chi mi conosce sa come la penso). E ovviamente chissà perché la strada era tutta in salita, e io cristonavo come mai prima d'ora. Quando mi sono svegliata ero sudata, stanchissima, e anche un po' incazzata.
Ho sognato che partorivo due gemelli, e dicevo all'ostetrica: guardi che io ne aspetto solo uno, e lei: ah mi scusi allora li porto via.
Ho sognato che parlavo dal balcone a qualcuno sulla piazza, e improvvisamente mi accorgevo che non solo avevano tagliato tutti gli alberi, ma avevano anche spostato il centro della piazza verso casa nostra. Allora chiamavo un vigile per chiedergli che senso avesse, e poi adesso come fanno a passare le macchine? E lui mi diceva che intanto gli dovevo prestare la mia pen drive. Io mentivo dicendo che non ce l'avevo, e lui insisteva per avere almeno un cavo USB.

Insomma, mi sembra ovvio che questi non sono sogni miei! Sono posseduta!!

venerdì 9 maggio 2008

Honey and Clover

Mi sono accorta che non parlo mai dei manga che traduco. Forse tutto si spiega con il fatto che visto che è un lavoro che faccio tutto il giorno, quando scrivo il blog (sempre più raramente ormai, lo so) ho voglia di pensare ad altro...
E quindi eccomi qui. E' stato pubblicato l'ultimo dei 10 numeri di Honey and Clover di Umino Chica, sicuramente la serie più bella che ho tradotto finora. Anzi, è nettamente superiore, un centinaio di gradini sopra, a quasi tutte le altre. E quando una cosa finisce (anche se io ho finito di tradurla mesi fa) fa sempre un po' tristezza... Come d'altra parte la serie in sé.
Putroppo non ha avuto il successo di pubblico sperato (o per lo meno che speravo io), ma è stata apprezzata dai "veri intenditori" (sì, gli otaku ma non solo), e questo un po' mi consola.

Ora vorrei dire due parole sul fumetto, quindi come va molto di modo oggigiorno anche nei free talk degli shojo, metto una bella ALLERTA SPOILER, così chi non vuole sapere nulla di nulla è avvisato.

Dunque, per dire in due parole di cosa si sta parlando, Honey and Clover è un manga uscito in Giappone tra il 2000 e il 2006 su ben tre riviste (vicissitudini editoriali anche al di là del mare, pare), che ha avuto parecchio successo e ha per questo ottenuto oltre alle consuete lodi generali il prestigioso premio Kodansha nel 2003.
E' ambientato a Tokyo, in un'Accademia delle Belle Arti vagamente sperduta nel nulla, e ha come protagonisti (da sinistra verso destra nella "foto" a lato) Mayama (architettura, già laureato), Yamada (ceramica), Hagumi (pittura), Takemoto (architettura), Morita (scultura e tanto altro), e (fuori dall'illlustrazione, poverino) il professor Hanamoto, insegnante di storia dell'arte (oddìo, mi sembra ma non ci giurerei) nonché cugino della piccola Hagu (piccola in senso fisico, ovviamente visto che va all'università è grande, ma è piccina picciò come uno gnomo). Poi ci sono tutta una serie di comprimari, prima fra tutti Rika, amata da Mayama e amica del professore, ma anche i colleghi di Mayama, il fratello di Morita e così via.
I dieci volumi ruotano intorno alla crescita soprattutto artistica e affettiva dei protagonisti, alle evoluzioni (e involuzioni) dei loro amori, e a varie gag che fanno letteralmente rotolare per terra dalle risate.
Detto questo, Honey and Clover non è un manga semplicemente divertente. Anzi, a guardarsi indietro non è questo che resta.
E' piuttosto tutto un susseguirsi di emozioni molto fitte che poi si rarefanno improvvisamente per sciogliersi alla fine di ogni capitolo in un profumo, un tramonto, un suono.
Quello che toglie il fiato è come la Umino riesca a sintetizzare delle sensazioni banali, comuni a tutti, ma che nessuno riesce a esprimere a parole, in frasi semplici che però, giuro, fanno venire i brividi. Tra qualche giorno, magari quando avrò tra le mani l'ultimo volume in italiano, mi piacerebbe fare una provvisoria selezione delle frasi che mi sono piaciute di più.

Quello che probabilmente ha un po' spiazzato i lettori sono i disegni, che sono obiettivamente "diversi", ma a me onestamente piacciono un sacco. Li trovo espressivi, semplici, funzionali. Altra cosa (che all'inizio ha spiazzato anche me) è la quantità di testo, in alcune tavole davvero sovrumana (ma sono anche le tavole più divertenti!).

Piccole-grandi cose che ho amato di Honey and Clover:
1) i luoghi: la strada per l'università con il campo fiorito, Yokohama con la ruota panoramica (elemento che torna a più riprese e che ha un significato tutto suo), il "paese natìo", lo Hokkaido (che mi ha catapultato nei ricordi).
2) la cucina: ci sono un sacco di riferimenti culinari, alcuni spiritosissimi, che non potevano lasciarmi indifferente. In realtà è una costante di molti manga, ma questa volta mi sono dilungata in spiegazioni in nota (che spero qualcuno avrà apprezzato).
3) i fiori e i loro profumi: la Umino è un'amante dei fiori, sia quelli che sbocciano "da terra" che quelli "meno nobili" ma altrettanto belli che sbocciano sugli alberi. I profumi dei fiori caratterizzano il passare delle stagioni, ad esempio autunno = olivi odorosi (kinmokusei):
Il cielo d'ottobre sembrava altissimo, e il profumo malinconico degli olivi odorosi attraversava pigro le aule, in quel pomeriggio.
4) Miyazawa Kenji: i riferimenti a "Una notte, sul treno della via lattea" e "La pera selvatica" durante il viaggio di Takemoto. Ecco, trovo che Honey and Clover sia evocativo allo stesso modo in cui lo sono i racconti mi Miyazawa.
5) la coralità del tutto: infatti non ho un personaggio preferito. Sono tutti così veri, così parte di noi... Anche il più inafferrabile, Morita, alla fine si rivela così umano, e fragile, e debole, che lo si ama per forza. C'è da dire che Takemoto conta il maggior numero di "pensieri" nel manga, e forse è per questo che almeno all'inizio ci si affezione un po' di più a lui, ma io sono convinta che tutti i personaggi rappresentino una parte di noi.

E questo per ora è tutto. Aggiungo solo che anche l'anime è molto bello (niente a che vedere con il manga, però), il film è diverso e proprio per questo piacevole (con Aoi Yu che fa Hagu, credo che solo lei avrebbe potuto interpretarla) e il drama invece fa un po' pena. Vabbè, non si può avere tutto dalla vita.

Ora in Giappone la Umino sta pubblicando "Sangatsu no lion - March comes in like a lion", chissà se lo vedremo un giorno anche qui?