domenica 3 giugno 2007

Cielo

I genitori della mia amica Kazumi sono venuti a Torino a trovarla. Non si può dire che abbiano avuto fortuna perché hanno beccato la settimana più piovosa dell'anno, comunque pare che siano contenti. Ieri mattina siamo andati a Superga. Il cielo era sereno, nessuno avrebbe immaginato che qualche ora dopo sarebbe venuto giù il diluvio, ma verso le montagne imbiancate di neve per le bizze del tempo degli ultimi giorni, qualche nuvola sottile era come incastrata, quasi a voler segnare il confine del cielo.
Nota: tanto per non smentirmi, non ho fatto neanche una foto. In compenso Kazumi, da vera giapponese patentata, ne ha fatte a centinaia, e cercherò di farmene dare qualcuna.

E lì ho pensato: il cielo è lo stesso per tutta la terra. E' tutto collegato. Il cielo che vedo qui, è lo stesso che i genitori di Kazumi vedranno una volta tornati a casa. Eppure, l'Italia e il Giappone sono così lontani. E' un po' come se il cielo unisse, mentre la terra divide.

Pur essendo sempre lo stesso cielo, ieri sembrava più grande del solito. Che assurdità. Poco a poco, le nuvole hanno cominciato ad addensarsi, sottili e quasi trasparenti ma semre bianche e soffici e dolci, e alla fine creavano come un pavimento rovesciato sul quale sembrava di poter camminare. Forse le nuvole, messe così, creavano un gioco prospettico più evidente del solito, comunque io ho pensato: camminando sulle nuvole, fin dove potrei arrivare?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Il cielo unisce e la terra divide" "le nubi come pavimento capovolto". Tutto questo è pura intuizione , cioè distacco completo dalla limitata razionlità per esprimere il non-concetto; l'abbandono della logica comune per inoltrarsi nel vago territorio di quella comunemente chiamata " POESIA". Non la poesia del sentimento inutile e onanistico che si autoalimenta fino poi ad esaurirsi, ma la "poiesi" greca nel suo significato, originale di creare-generare...
Il poeta non ragiona,coglie un senso là dove sembra non esserci, tocca altre corde, vola al di sopra dell'ordinario e del conosciuto e nel compiere ciò ci fa intuire il divino ("in theos") ...per questo ci fa piangere...

alice ha detto...

uhm... non ho capito proprio tutto tutto ma mi sembra che in fondo in fondo possa anche essere un complimento, quindi sentitamente ringrazio...