giovedì 27 settembre 2007

Tentativi di avvicinamento...

...alla narrativa americana. Non so perché ma mi ha sempre attirata e respinta allo stesso tempo. Credo che il primo approccio consapevole e volontario (cioè al di là delle cose, soprattutto racconti, lette per l'università) sia avvenuto a Tokyo, quando Giacomo mi prestò Il grande Gatsby. Fui folgorata già dalle prime righe. Adesso non ce l'ho in italiano, quindi le riporterò in inglese:

In my younger and more vulnerable years my father gave me some advice that I've been turning over in my mind ever since.
"Whenever you feel like criticizing anyone," he told me, "just remember that all the people in this world haven't had the advantages that you've had."

La scelta dell'aggettivo "vulnerabili" secondo me è geniale. Il grande Gatsby mi prese così tanto, mi appassionò a tal punto che decisi che forse era il caso di accostarsi alla narrativa americana, ma devo dire che ho trovato poche soddisfazioni in questo senso. Forse due estati fa comprai due libri di Hemingway: Addio alle armi e Di là dal fiume e tra gli alberi. Il primo lo trovai splendido, molto cinematografico anche se davvero troppo, troppo triste. Il secondo noiosissimo. Insomma, secondo tentativo riuscito solo a metà. Un mesetto fa mi decido a riprovarci e prendo: Chiedi alla polvere di John Fante (di cui avevo letto dei raccondi nell'antologia Americana curata da Vittorini e che mi era stato caldamente consigliato ancora da Giacomo) e Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald, confidando che fosse splendidissimo come Il grande Gatsby. Ecco, il primo carino tiepidino a tratti divertente. Belle descrizioni ma poco appassionante se non a sprazzi (o spruzzi). Il secondo, che non ho ancora finito, con mia grande inquietudine non mi prende per niente!!! Aiuto!!! Molto autobiografico, mi pare, e triste, ma manca completamente della capacità pittorica de Il grande Gatsby...
Speriamo che nell'ultima parte si ripigli un po'.
Qualcuno ha consigli da darmi? Aiutatemi a rivalutare la narrativa americana!!!

9 commenti:

Riki ha detto...

Allora, io ho dovuto leggere alcune di queste cose al liceo, e non aiuta granchè. Hemingway non mi affascina molto, anche se alcune delle sue "Short stories" sono carine.
Comunque: James Fenimore Cooper (The last of the mohicans)
Nathaniel Hawthorne (The scarlett letter)
Harriet Beecher Stowes (Uncle Tom's cabin)
Stephen Crane (The red badge of courage)
Margaret Mitchell (Gone with the wind) anche se il film fa cagare, il libro è molto bello
Mark Twain (tutti i libri di Tom Sawyer e Huckleberry Finn)
Louisa May Alcott (Little women)
Jack London (White Fang)
Tra questi trovi magari qualcosa che ti piacerebbe.

alice ha detto...

No guarda, non sopporto i romanzi di avventura e neanche quelli storici. Di quelli che citi ne ho letti qualucno (in gioventù), ma ricordo con nostalgia solo "Piccole Donne". Gli altri non sono proprio il mio genere.
Che la letteratura americana non faccia per me???

Anonimo ha detto...

(Mi) Domando: perchè si sceglie di leggere libri di narrativa e non di saggistica? In parole povere: perchè interessarsi di una "storia" che ci appassioni e che ci porti in una realtà diversa ma non proprio estranea (sognare?)e non invece cercare e valutare un "pensiero" nuovo che ci possa stupire-incuriosire aprendoci prospettive diverse (lo fa anche un romanzo, ma non in modo così "analitico")della realtà?

alice ha detto...

E chi ti dice che non leggiamo libri di saggistica? Io ne leggo parecchi che riguardano il mio lavoro, ma per la sera preferisco la narrativa.

Anonimo ha detto...

La mia era una domanda generica. Se tu riesci a leggere (con lo stesso interesse e passione)anche libri di saggistica, non posso che complimentarmi. Forse la mia domanda dava l'impressione che i cosiddetti saggi siano da considerarsi più importanti (?)dei cosid. romanzi.. e di questo mi scuso.Ponevo una domanda, abbastanza precisa, sulle generiche preferenze dei lettori , che sono a favore della narrativa...o no?

mapomo ha detto...

Assolutamente "Pastorale americana" e "Lamento di Portnoy" di Philip Roth.
Poi "la confraternita dell'uva", sempre di John Fante, una storia di padre e figlio davvero intensa e dolente. Poi boh... i racconti di Carver? Paul Auster? Anch'io non è che sia un grande conoscitore...
...però carino tiepidino mi sembra un po' severo per Chiedi alla polvere...

Anonimo ha detto...

sulla fiducia - è in pole position tra le mie prossime letture - ti consiglierei David Foster Wallace, classe 1962. Che, per inciso, si è cimentato anche con il saggio (l'ultimo: Cosidera l'aragosta del 2006). I romanzi, da wikipedia:
La Scopa del Sistema, (1987) - Fandango Libri
La ragazza dai capelli strani, (1990) - Minimum Fax
Verso occidente l'impero dirige il suo corso, (2000) - Minimum Fax
Infinite Jest, (1996) - Fandango Libri
Brevi interviste con uomini schifosi, (1999) - Einaudi
Oblio, (2004) - Einaudi

se poi non ti è mai capitato tra le mani Il maestro e Margherita di Bulgakov... ma questa è un'altra storia.

alice ha detto...

Terrò buoni tutti i vostri consigli. Giacomo, Il lamento di Portnoy me lo avevi prestato a Tokyo (poco dopo Il grande Gatsby) e mi era piaciuto un sacco, ricordo anche che ci facemmo delle sonore risate rileggendo dei brani insieme. Lo so che sono severa con Chiedi alla polvere ma proprio non mi ha preso. D'altra parte non mi sento neanche di dire che non mi è piaciuto. Forse avevo troppe aspettative. In compenso Tenera è la notte mi sta prendendo un po' di più, man mano che si avvicina il finale. Il maestro e Margherita l'ho letto ma gli ho preferito di gran lunga il racconto Cuore di cane. Ma terrò gli occhi aperti, appena avvisterò uno dei titoli consigliati da Cinzia, lo farò mio! Sono titoli troppo sfiziosi!!

Anonimo ha detto...

Steinbeck!