Arrivare in Giappone e sentirmi come se fossi sempre stata qui. Il treno che dall'aeroporto ci porta in centro passa in mezzo alle case, gente che studia, ragazzi che tirano pugni a un sacco, e infine Shinjuku, sempre uguale, sempre diversa.
La sera incontriamo Kazumi e Kim-chan (amico di Shinji). E' strano vedere Kazumi in Giappone, anche se dovrebbe essere ovvio, per me è la prima volta. E' strano parlare in giapponese e pensare che tutti ci capiscano.
Il giorno dopo (dopo una nottata movimentata).
Tornare a casa, a Ogikubo, e scoprire che la tua casa non c'è più, sostituita da un più moderno condominio con annesso ambulatorio ortopedico (in effetti Shinji ricorda che la figlia della padrona di casa studiasse ortopedia). Ogikubo nonostante tutto è sempre bella, è sempre casa. Mangiamo sushi per pranzo, nel ristorante dove andavamo spesso quando abitavamo lì, e vedere che non è cambiato nulla è un tuffo al cuore, ma bello.
Nel tardo pomeriggio Kim-chan porta noi e Kazumi in taxi (il suo taxi) in giro per la Tokyo illuminata per Natale (di cui un piccolo assaggio in queste foto). Prima Harajuku, Roppongi, poi il Rainbow Bridge (che è davvero illuminato con tutti i colori dell'arcobaleno) e infine Yokohama (che in questi mesi ho cominciato ad amare perché compare molte vole e in scene clou in Honey and Clover). Yakiniku per cena, davvero ottima...
Dopo un'ulteriore notte in cui ancora non riesco a dormire bene io e Shinji, non contenti e leggermente inviperiti per la demolizione della nostra bellissima casetta, andiamo anche a Kyodo, dove vivevamo prima, per scoprire che quella casa, invece decisamente decrepita e già in odore di demolizione da anni, è ancora lì. Misteri dell'urbanistica nipponica. Passeggiata piena di ricordi, i primi tempi, i posti, gli incontri. Ramen per pranzo. Seconda tappa a Shibuya, che sembra un fiume in piena, e poi via verso Nagoya.
La sera incontriamo Kazumi e Kim-chan (amico di Shinji). E' strano vedere Kazumi in Giappone, anche se dovrebbe essere ovvio, per me è la prima volta. E' strano parlare in giapponese e pensare che tutti ci capiscano.
Il giorno dopo (dopo una nottata movimentata).
Tornare a casa, a Ogikubo, e scoprire che la tua casa non c'è più, sostituita da un più moderno condominio con annesso ambulatorio ortopedico (in effetti Shinji ricorda che la figlia della padrona di casa studiasse ortopedia). Ogikubo nonostante tutto è sempre bella, è sempre casa. Mangiamo sushi per pranzo, nel ristorante dove andavamo spesso quando abitavamo lì, e vedere che non è cambiato nulla è un tuffo al cuore, ma bello.
Nel tardo pomeriggio Kim-chan porta noi e Kazumi in taxi (il suo taxi) in giro per la Tokyo illuminata per Natale (di cui un piccolo assaggio in queste foto). Prima Harajuku, Roppongi, poi il Rainbow Bridge (che è davvero illuminato con tutti i colori dell'arcobaleno) e infine Yokohama (che in questi mesi ho cominciato ad amare perché compare molte vole e in scene clou in Honey and Clover). Yakiniku per cena, davvero ottima...
Dopo un'ulteriore notte in cui ancora non riesco a dormire bene io e Shinji, non contenti e leggermente inviperiti per la demolizione della nostra bellissima casetta, andiamo anche a Kyodo, dove vivevamo prima, per scoprire che quella casa, invece decisamente decrepita e già in odore di demolizione da anni, è ancora lì. Misteri dell'urbanistica nipponica. Passeggiata piena di ricordi, i primi tempi, i posti, gli incontri. Ramen per pranzo. Seconda tappa a Shibuya, che sembra un fiume in piena, e poi via verso Nagoya.
6 commenti:
Ohhhh, che nostalgia.....
Bentornati! Ci siete mancati...
Mauro
Un salto nella brughiera di Omotesherwood l'hai fatto?
mapomo:
certo, anch'esso degnamente illuminato per il Santo Natale!
ehhehe
carino questo blog....hai fatto una descrizione veramente perfetta..fà venire nostalgia e ci si immedesima...il tuo racconto!!!
Matà
Gianluca & Kanako
youkosoitalia.net
Gianluca & Kanako
Grazie! Ma di solito scrivo cose molto meno interessanti...
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