domenica 8 febbraio 2009

Non posso fare a meno

In questi giorni non posso fare a meno di pensare a tutto quello che sta succedendo a Eluana e alla sua famiglia. Sembra di stare ai confini della realtà. Il mio pensiero va a suo papà, gli auguro davvero che la sua battaglia possa finalmente finire.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

... brava eluana, hai messo a tacere tutta questa massa di stronzi
orne

Anonimo ha detto...

La legge italiana punisce chi fa morire di fame e di sete un gatto o un cane.
Ora, a un essere umano, questa morte orribile è stata inflitta. Per legge? No. Non c’è nessuna legge che lo consenta. Meno che mai la Costituzione. E nessuno – dicasi nessuno – dei progetti di legge in discussione finora (neppure i più estremisti) prevede che un caso come quello di Eluana possa finire con la morte per fame e per sete.

Lo voleva lei? forse, ma chi ce lo può assicurare?
(chi ci assicura che lei l'abbia davvero detto? - sono di recente emersi dubbi in proposito, chissà perché poco divulgati… http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo440590.shtml)
e chi ci assicura che non possa aver cambiato idea? anche solo un libro/film come "Lo scafandro e la farfalla", bellissimo, ci deve far riflettere in tal senso... il mistero della vita è ancora, credo, più grande di noi)

:-(

cate

Anonimo ha detto...

Quando un essere umano:
- vive una parvenza di vita grazie a sondini che garantiscono solo il permanere dello status quo. Cioè le funzioni automatiche del sistema nervoso;
- ha perso inesorabilmente non solo tutte le funzioni superiori che lo rendono “persona”, ma anche quelle che lo farebbero ancora appartenere al regno animale: non sente, non parla, non vede, non si muove, non ha coscienza di sé;
- ha dei familiari che hanno perso non da tre-cinque , ma da diciassette anni, qualsiasi speranza in un recupero anche minimo. E continuano a vivere un incubo dal quale non potranno mai svegliarsi. Neanche dopo..
Allora dove sta la capacità degli “altri” esseri umani di compatire? Dove sta la loro intenzione di comprendere il nucleo profondo del dramma, andando aldilà delle inossidabili posizioni dei difensori della vita ad oltranza? Nella difesa dogmatica di “quella” che con ostentata sicurezza vogliono chiamare ancora vita?

alice ha detto...

E' un problema molto difficile, e probabilmente non esiste soluzione. Io non mi sento di difendere la vita a oltranza, anche e soprattutto perché non sappiamo cosa si celi davvero dietro lo stato di persone come Eluana. Semplicemente mi chiedo perché sia così difficile accettare il fatto che una persona voglia decidere per se stessa.

Anonimo ha detto...

Lo "status vegetativo persistente" in cui si trovava Eluana non può essere in alcun modo assimilato alla "morte cerebrale" (che coincide con la cessazione di tutte le funzioni vitali del cervello) - non era attaccata ad una macchina, e non ci è dato sapere cosa sentiva...
La storia di Salvatore Crisafulli, risvegliatosi da questa condizione (cito questa tra tante, perchè se n'è parlato di più e forse la conoscerete), mi lascia terrorizzata al pensiero che io, in una situaziona analoga, avrei FORSE, ribadisco forse, potuto e/o VOLUTO vivere, e che però altri avrebbero potuto far della mia storia una bandiera di battaglie ideologiche: così è stato decisamente per Eluana (ormai agli occhi di Radicali &co. lei "doveva" morire, in modo simbolico, strumentalizzato).
Cosa avrei allora potuto decidere per me stessa, se altri interpretano ciò che io non posso dire?

>Semplicemente mi chiedo perché >sia così difficile accettare il >fatto che una persona voglia >decidere per se stessa.

Appunto.


---
Bello il blog :-), non volevo davvero "invadere"!, ma quando il cuore urla...

godetevi "Le Scaphandre et le Papillon"!!

Caterina